Musei lucani: la polvere ha parlato
Tags: musei lucani; Ridola; MiBac; Dudù; Swiff; John Fante; fondi europei; Matera; Metaponto.
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Mentre le testate nazionali sono impegnate a raccontare di
quante volte il cane Dudù lecca i piedi a B. per svegliarlo o di quanto e come
il politico candidato di turno possa contribuire alla buona riuscita di nuovi
(ma sempre uguali) programmi elettorali, Basilicon Valley s’impiastriccia le
mani con questioni importanti come la tutela dei beni artistici e culturali
della Basilicata. La settimana scorsa ci
è stato segnalato (e presentato come un vero e proprio disagio) il problema
della carenza di fondi destinati alla gestione del personale addetto alla
sicurezza e alla salvaguardia dei musei. In particolare, ci è stata data
notizia che nel Museo Nazionale “D.Ridola” di Matera non ci fossero soldi
sufficienti per retribuire le diverse unità addette alla sua sicurezza e che,
pertanto, l’unico addetto venisse sostituito con spirito di volontariato, a
turnazione, da altri dipendenti del museo stesso. BV ha voluto accertare la
veridicità della notizia e quindi sono stati contattati il Museo Ridola, il
Museo di Metaponto e la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici e
Antropologici della Basilicata.
In prima battuta la notizia è stata smentita, con palese
sentimento e atteggiamento di scetticismo nei nostri confronti. Dal Museo
Ridola, infatti, ci hanno fatto sapere che è tutto in regola e che,
probabilmente, dalla Soprintendenza per i Beni Storici avremmo potuto avere le
risposte che cercavamo. Abbiamo contattato quest’ultima e qui la versione è
stata diversa: “Non è – ci hanno detto -
un problema di soldi, bensì di assunzione del personale. In tutto qui siamo
un’ottantina di unità, venti delle quali addette alla vigilanza e dislocate in
diverse sedi”. A parlare è proprio una delle addette alla sicurezza che non
smentisce affatto la notizia arrivataci: “Sì, è vero: siamo noi a turnare pur
di non lasciare vacanti i posti. Lo facciamo con spirito di sacrificio ma non
ci pesa affatto”. E quando le abbiamo chiesto come mai nessuno si sia mosso per
risolvere il problema, la risposta è stata: “Dovete domandarlo al Ministero”.
Per ulteriore verifica, abbiamo contattato il Museo Archeologico Nazionale di Metaponto. Anche da
questi la notizia è stata confermata e proprio da una delle addette alla
vigilanza: “Posso dirle che sì –
risponde sorridendo, quasi incredula di un interessamento nei loro confronti -,
turniamo per sopperire alla carenza di personale, ma non mi chieda altro”. La
nostra curiosità ci spinge a voler scoprire se questi turni
aggiuntivi/straordinari vengano riconosciuti economicamente o meno e scopriamo
che sì, sono regolarmente retribuiti.
La confusione è palese. O si vuol coprire un po’ di polvere o
si teme qualcuno/qualcosa. Eppure (e glielo si è fatto notare) qui l’intento è
unicamente di dar voce a queste persone e ai loro diritti. Ricordiamo, inoltre,
che la Basilicata ha da rendicontare
circa 284 milioni di Euro di fondi europei entro il 31 dicembre: cifra
composta da 147,3 milioni del programma FESR, 76,4 milioni del FSE e 50,3
milioni del FEASR (dati Servizio Politiche Territoriali UIL), che la regione
deve necessariamente spendere per evitare il rischio di disimpiego degli
stessi. Parte di questi fondi poteva essere destinata a un progetto di
inserimento nel mondo del lavoro di giovani, per esempio, laddove vi fosse
carenza di personale. A maggior ragione in quei luoghi storico-culturali di interesse
pubblico. Evidentemente, come consuetudine vuole, in Basilicata tutto ciò è
difficile da realizzare.
Francesca Avena
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