Niente stato di calamità: il Governo ci esclude. Una risaia ci seppellirà.




Tags: Bakunin; pioggia a catinelle; alluvione; Sardegna; Basilicata; Lucania; patto di stabilità; royalties; petrolio.

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"Sono stati dichiarati due stati di emergenza per contrastare i danni causati da eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito la Toscana il 20, 21 e 24 ottobre scorsi, nonché i comuni di Ginosa, Castellaneta, Palagianello e Laterza (Taranto) nei giorni 7 e 8 ottobre." Sì, lucani di Lucania, questo è quanto stabilito dal Consiglio dei Ministri. Dobbiamo sbrigarcela da soli. A Roma l'alluvione che ci ha colpiti nel 2011 e a ottobre scorso (con tanto di vittima), sembra che non sia pervenuta. 
Una risaia ci seppellirà. Parafrasare liberamente un motto anarchico è quantomai opportuno sotto questa luna: risaia, liberamente e anarchico non sono parole scelte casualmente. La capitaneria lucana a Roma sbaglia ancora: chìssene dello stato d'emergenza, meglio concentrarsi sulle “X”(iks) di chi crede ancora che in Basilicata vada tutto bene e non ci siano problemi da trent'anni a questa parte (trent'anni, per essere generosi). La capitaneria lucana a Roma ha fallito, proprio il giorno dopo l'arruolamento del nuovo capitano in Lucania. E vorremmo sentirle, adesso, quelle iks, e vorremmo sentire anche le risate della nuova anarchia lucana, di coloro cioé che hanno lasciato carta bianca ai positivismi e ai positivisti, forse per disinteresse, per disillusione, per disaffezione alla politica - come piace dire a molti -, o forse semplicemente per smarrimento dopo la dipartita del capostipite di casa, Emilio Colombo.

Con la dichiarazione dello stato di calamità si sarebbe potuto procedere a svincolarsi dal Patto di Stabilità e quindi all'investimento delle royalties del petrolio in interventi di prevenzione del rischio idrogeologico. Invece niente, facciamo la parte dei figli di quel Dio minore che, fermatosi ad Eboli, si è pure accorto di aver smarrito la carta carburante di quest'anno e da noi proprio non ce la fa ad arrivare. Nè tantomeno possiamo sperare nel profano, in quel grande occhio in cima alla piramide che potrebbe vigilare sui provvedimenti (orbo monocolao!) e difendere la regione che ospita una premiatissima candidata capitale della cultura e un popolo con tanta voglia di crescere e di contribuire a risollevare le proprie sorti. Stringiamoci attorno alla Sardegna col silenzio che ci contraddistingue. Consapevoli che mai riceveremo né attenzioni né sostegni economici e che se vogliamo ripristinare lo stato delle cose dobbiamo indossare stivali e munirci di pale. La natura è ciclica. Una risaia ci seppellirà.
Francesca Avena




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