Il Forcone lucano è la poesia 


Tags: forconi; Alfonso Guida; Basilicata; Lucania; Ballo di San Vito; Pj Harvey; Candy Candy; detox.


"Io vivo molto in solitudine, sono una persona estremamente solitaria e conduco le mie giornate in casa scrivendo. La sera vado al bar e poi la mattina a scuola, perché sono un insegnante". 
Sento frasi così in continuazione, forse più spesso delle campane (e vivo a Roma, dove per ogni fermata dell'autobus ci sono sedici campanili). Solitamente le pronuncia qualcuno che incontro a una festa, vestito a festa, reduce da un'altra festa. "Ma non vivevi tra scrivania, bar e scuola?". Secondo voi glielo dico? No, certo che no. Mai controbattere: subire! Subire sempre: il vero detox è la sopportazione. Sto zitta, costumata, rispettosa, ad aspettare il momento in cui mi dileggerà perché guardo la televisione e accendo i termosifoni (e vado pure alle feste zeppe di stronzi). 
Ma ricomponiamoci. Nell' errore si nasconde l'incanto e nella regola l'eccezione. 
Parliamo dell'eccezione. 
Quella frase, proprio quella, con le stesse pause e gli stessi verbi, l'ho trascritta per voi ascoltando - per la ottocentesima volta - la voce di Alfonso Guida, in questo video (che secondo il 14esimo comandamento e secondo il quinto emendamento, avete il dovere civico di ascoltare). 
Ecco. Se "vivo molto in solitudine" e "la sera vado al bar" sono frasi che escono dalla bocca di un uomo che, invitato a leggere le proprie poesie ad un festival letterario/happening/qualunquecosasia, si presenta con la panza (non da alcol, ma da carboidrato: la si riconosce perché solitamente è cresce su un corpo non dinoccolato); il pinocchietto di jeans slavato e la polo color scout, BEH, quelle frasi hanno un senso vero, pieno. Non sono una posa, ma uno scatto. E' una fantastica notizia che esista Alfonso Guida e, soprattutto, che sia nato in Basilicata, a San Mauro Forte - un paesino che Dio ha disegnato mentre giocava a mosca cieca - e che lì viva e scriva. 
Alfonso Guida alle feste non va davvero. E davvero esce di casa solo per andare al bar e a lavorare. I suoi versi sono incredibili, fanno qualcosa al sangue, se fossero uno sciroppo trasformerebbero Gianna Nannini in Candy Candy e Candy Candy in Pj Harvey. Arabescando probabilmente un po' troppo per i miei gusti (io amo le parole spartane, quelle che lasciano inalterata la fame di mortadella), Alfonsino nostro bello ci dice molte cose importanti, alcune sfiorano la decrescita (ma senza tirare in mezzo l'economia), altre la rassegnazione. Tra questi due poli, il messaggio più importante, intorno al quale gravita non solo la sua poetica, ma la sua vita pratica e tutto quel scrivania-bar-lavoro di cui sopra, è: state buoni. Costumati. Zitti. Subite. L'erbaccia crescerà comunque: imparate ad amarla. Amate quello che dovrebbe farvi indignare. Restate immobili a godervi i segni del tempi e osservate come nell'invecchiare di un muro ci sia la sua resistenza alla morte, il suo accanimento terapeutico, anziché l'abbandono. 
Lo so che state pensando che sono tutte stronzate e che se il tetto di una scuola crolla in testa a dei bambini, non resta che prendere i forconi. Ma Alfonso Guida è un poeta, non un assessore: deve dire cose irrealizzabili, deve avere pensieri contestabili, anzi del tutto fuori contesto. Deve essere la voce di una visione, non di un'analisi. 
Ho passato anni a chiedermi se casa mia fosse un posto di dormienti, rassegnati all'orrore e alla sopraffazione. Poi sono cresciuta, sono andata via, mi sono trasferita nelle città che guidano questo Paese, quelle dove si protesta, ci sono i movimenti, ci sono le parole in inglese, c'è l'Europa e Ulisse è ovunque, persino nel modo in cui si dispongono le posate per un buffet. Le città dove nascono gli intellettuali che scrivono sui giornali e, mediatamente, non capiscono un accidenti di niente e guardano il mondo da un terrazzino curato dai filippini (lunga vita alla ricchezza, figuriamoci: io sono LA Material Girl). Le città che in questi giorni fanno i conti con il movimento dei forconi. 
In Basilicata ci sono, i forconi? Ho chiesto a mia madre, mi ha risposto con la solita risata amara che significava "qua non c'è mai niente". 
E' vero, non c'è mai niente. Quando ero adolescente, il mio professore di chimica ci raccontava che, negli anni Settanta, quando provava a coinvolgere qualche adulto nelle sue battaglie, i materani gli rispondevano "ma cì te la fasc fè?" (chi te la fa fare?). E s'indignava, si rattristava, ci diceva che avremmo avuto un futuro pieno di docce fredde, che mobilitare un lucano è impossibile. Ed io, che ho il ballo di San Vito perpetuo e credo di essere stata tirata fuori dalla pancia di mia madre da un'ostetrica tarantolata, sono andata via perché solo l'idea di sopportare il "sonno degli ingiusti" mi dava la nausea. 
Ho cambiato posizione: i dormienti non sono i lucani, ma i lottatori di professione, quelli coi forconi. 
Alfonso Guida è un forcone, il solo forcone di cui abbiamo bisogno. Qualcuno che ci dica che se non viviamo in trincea è perché, in verità, siamo autarchici. Bastiamo a noi stessi: Dio ci ha disegnati mentre non vedeva il foglio e ci ha messo un sacco a ritrovarci: quando ci è riuscito, eravamo già cresciuti. Selvaggi, ma cresciuti. Pronti. 
Lo so che siamo arrabbiati, che le cose vanno male, che ci fanno la cacca in testa offrendoci pure la carta igienica per pulirci, ma quello che sto cercando di dire è che questo non deve incattivirci. Dobbiamo restare mansueti: perché fa parte del nostro dna. Perché nelle case abbandonate cantano i grilli, quelli che piacevano a Rocco Scotellaro. 
Non abbiamo forcaioli o intellettuali, ma abbiamo poeti veri, quelli che non vanno ai vernissage, non sono belli, né mondani. Sono poeti ed hanno la voce sommessa di chi vive in disparte, perché non vuole essere contaminato dalle pretese di utilità mentre si gode i piaceri della contemplazione.

In Basilicata abbiamo un elemento importantissimo per i poeti: il silenzio. Dovremmo esserne fieri.


Simonetta Sciandivasci


Ps. Giusto per smentire tutto questo invito alla calma: se c'è qualche medium che può aiutarmi a invocare lo spirito di Bava Beccaris e a farlo entrare nel corpo di Ignazio Marino, in vista dell'arrivo dei Forconi a Roma, mi contatti. Grazie. 

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